Le prime tracce dell’attività di un gruppo di musici laici che presta servizio nella Basilica monzese risalgono al 1345, come cita il Chronicon Modoetiense di Bonicontro Morigia.
Fino ad allora, i Canonici regolari erano affiancati nel canto liturgico da un gruppo di pueri, avviati alla vita ecclesiastica ed appositamente istruiti alla musica.
Da allora, l’attività della Cappella Musicale del Duomo di Monza è stata quasi ininterrotta anche se sono rari nelle pubblicazioni musicologiche inserite nei circuiti internazionali, studi sistematici ed approfonditi riguardanti la Cappella Musicale del Duomo di Monza con i suoi Maestri, dal Rinascimento in poi.
Eppure in più occasioni gli studiosi hanno rilevato l'importanza che la Cappella ha rivestito non solo per Monza ed il circondario, ma addirittura per Milano ed il suo ambiente musicale e liturgico. La tradizione di prestigio sollecita lo stesso Giuseppe Verdi a produrre istanza onde assumere l'incarico di maestro di cappella in Duomo nel 1835.
La notorietà di alcuni tra i maestri del Duomo è testimoniata dall'invito rivolto a Giovanni Bernardo Zucchinetti, il 6 maggio 1773, a far parte della commissione giudicatrice per la scelta del nuovo organista del Duomo di Milano, a fianco di musicisti come il Sammartini, Carlo Monza e Padre Martini. Parole di apprezzamento per l'attività della Cappella sono rivolte da Ambrogio Nava, un amministratore della Fabbrica del Duomo di Milano, in una lettera all'arciprete di Monza, datata 6 marzo 1834.
D'altro canto basti constatare l'impegno che la Cappella aveva durante le funzioni ordinarie e straordinarie, nonchè le richieste di composizioni che la Fabbriceria sottoponeva per contratto ai maestri monzesi per cogliere il valore attribuito all'attività musicale in Duomo. Alcune composizioni escono dall'ambito strettamente liturgico per il quale sono state scritte ed entrano a far parte di importanti raccolte antologiche, ed anche se non figurano nomi di grossa risonanza tra i musicisti attivi in Duomo, l'odierna musicologia tende a valorizzare le figure cosiddette "minori"; spesso eccellenti artigiani che hanno spesso dato impulso anche ai grossi nomi.
Nell'archivio musicale che attualmente ha sede nella Sala Capitolare, è presente una non indifferente produzione: numerose opere artigianali manoscritte, a partire dal 1700, e musica a stampa che per l'indagine offre minimo interesse. Purtroppo, circa due secoli di musica - tutto il periodo rinascimentale e il periodo barocco - non sono rappresentati, in quanto smarriti o dispersi per l'abbandono di interesse da parte del Capitolo al servizio musicale.
Una preziosa testimonianza in tal senso ci viene dal cantore Antonio Magni "un cantore con voce di basso nell'insigne Coll.ta di San Gio. Batta di Monza" che in una relazione fatta a Padre Martini di Bologna nel 1783 denuncia lo stato di incuria in cui era lasciato il patrimonio bibliografico antico, lamentando la perdita delle musiche dei vecchi Maestri di Cappella. "Fu dunque tra la fine del XVIII e l'inizio del secolo successivo che avvennero le dispersioni più dannose.
E' questo, [..] un periodo di grande splendore per la Cappella Monzese, che, guidata da Maestri di grande valore , polarizzava gli interessi musicali della città con l'esecuzione di opere scritte appositamente per le varie occasioni dai Maestri stessi. E' facile immaginare che l'entusiasmo per la smagliante produzione contemporanea, abbia fatto cadere nell'oblio, e quindi causato la perdita delle opere antiche che, nei confronti di queste, dovevano apparire povere e poco attraenti". Le opere non dovevano essere poche; ancora il cantore Magni infatti scrive a proposito del Rivolta (uno dei maestri) "[..]ha dato alle stampe diverse cose e [..]per molti anni [cinquantotto] ha servito con grande decoro [..]". L'elenco dei libri in possesso del Magni, allegato alla relazione inviata a Padre Martini, mostra quale fosse il livello delle opere che circolavano all'epoca in Duomo. Di molte il cantore possiede solo la parte del basso, a riprova che le altre dovessero essere custodite da qualche altra parte o affidate ai cantori del Duomo.
Se tali musiche erano repertorio della Cappella, allora sono indice della raffinatezza tecnica e di gusto raggiunto dai cantori. Dei due secoli "sguarniti" poche sono invece le opere di cui si ha notizia o che sono state rinvenute. Un fondo musicale originale (se pur storicamente incompleto) non può che meritare di essere riscoperto, e ad animare questo progetto di valorizzazione sta un rinnovato interesse per il patrimonio globale del Duomo.
A questo proposito l'attuale Cappella Musicale del Duomo ha iniziato da qualche tempo il recupero e la esecuzione in ambito liturgico (nei limiti degli orientamenti canonici attuali), e in quello concertistico, superando episodicità ed occasionalità. Sono inoltre stati sollecitati musicologi invitando ad indagare aspetti ed autori ancora trascurati, operando una accurata trascrizione delle musiche con l'intento di arrivare ad una pubblicazione organica che possa favorire il ritorno alla liturgia ed all'ascolto di tali opere.