Perché cantare nel Coro Misto della Cappella Musicale del Duomo di Monza? Se la domanda fosse: "Perché cantare in coro?" o se la domanda fosse posta in riferimento ad un altro coro qualsiasi, la risposta sarebbe facile ed immediata. Per l'uomo, infatti, è naturale il cantare (un po' meno il farlo bene) e, se è bello canterellare allegramente da soli, è più bello cantare in compagnia di altre persone ed è ancora più appagante cantare Jodel o fare polifonia.
Il nostro caso però è diverso: noi costituiamo un Coro che opera all'interno di una Comunità parrocchiale e della stessa Chiesa di Monza. Il nostro compito è perciò in qualche modo espressione della fede che ognuno di noi ha: una fede magari vacillante o tanto piccola da esitare a farsi riconoscere, e tuttavia sicuramente già presente in ciascuno. Il nostro cantare deve venire dal "cuore": in tal modo la nostra fede si esprime e diventa profonda, aiutando gli altri a crescere nel Signore.
Va pure ricordato che il cantare nella Cappella Musicale del Duomo di Monza è un servizio che viene reso alla comunità perché anch'essa possa tendere, attraverso l'emozione del canto, al "bello", così che le risulti più facile accostarsi al Mistero e pregare. Questo vale sempre: non soltanto nelle grandi solennità, a Natale o a Pasqua, ma pure in ogni altra funzione alla quale siamo chiamati a partecipare.
Dobbiamo essere consapevoli che, se vogliamo che il canto corale sia espressione della "bellezza" e alimenti una tensione continua verso Dio, è necessario accettare di fare fatica e imparare a cantare bene: ecco allora che il Coro diventa "scuola". Come in tutte le scuole, il rapporto docente-discente non è immediato e la divisione dei ruoli non è mai netta: tutti abbiamo qualcosa da imparare dagli altri. Nel coro ciascuno deve dare ciò che sa e può, riconoscendo i propri limiti ed educandosi all'umiltà.
Quel Dio al quale offriamo il nostro canto ci rende "una cosa sola" anche se proveniamo da esperienze culturali e di fede diverse; dobbiamo perciò essere uniti e segno di unità. Senza dimenticare che ci è affidato l'arduo compito di conservare e curare con la massima diligenza l'immenso tesoro di tradizione musicale religiosa che ci è pervenuto, così ci è affidato il compito di promuoverne lo sviluppo.
Per riuscire a fare tutto ciò, la musica che noi cantiamo deve continuare ad esser «preghiera sonora, gesto e glorificazione» che risuona «là dove è nata, nel culto divino della Santa Chiesa».