Risalgono al 1345 le prime tracce documentate di un’attività musicale stabile nella Basilica monzese e nel 1459 viene collocato il primo organo fisso; nel 1508 viene installata la prima delle due casse storiche di grande pregio: quella rinascimentale, attribuita a Giovanni Ambrogio de Donati. La seconda sarà costruita, a modello della prima, in epoca barocca.
Del 1566 è invece la prima notizia sicura di un organista stabile in Duomo, una tradizione che ha proceduto ininterrotta fino ai nostri giorni, con un susseguirsi di maestri di cappella e organisti – in alcuni casi anche eccellenti e famosi musicisti - e di concorsi per l’ambito incarico nel Duomo di Monza (anche Verdi vi partecipa nel 1834; pur risultandone vincitore, non potrà prendere servizio). Alla presenza di un Maestro di Cappella si associa una tradizione di composizioni proprie per le liturgie monzesi, pubblicate in importanti miscellanee antiche.
Nel Settecento la musica degli Zucchinetti, prodotta per il Duomo ed eseguita nelle solenni celebrazioni, richiama musicisti e fedeli da Milano per ascoltare le sfarzose produzioni. Nel 1632 l’arciprete Antonio Maria Carminati Brambilla fa dono alla Basilica monzese di un secondo organo fisso, anche se testimonianze certe parlano già di un secondo organo, con la relativa pratica dell’esecuzione a due, a “cori battenti”, dal 1616 e sicuramente fino a tutto l’Ottocento.
Nei vari secoli, illustri organari quali Valvassore, forse gli stessi Antegnati, Miroldi, Amati - che operò un restauro sotto la supervisione dei famosi fratelli Serassi di Bergamo nel 1824 -, Tornaghi vengono chiamati alla costruzione, alla ristrutturazione ed al mantenimento in efficienza degli strumenti. Tutto ciò a testimoniare l’importanza da sempre attribuita in Monza alla musica sacra, in perfetta sintonia con i dettami della Chiesa Universale. Per contro, un “vuoto” di strumenti storici superstiti da cui partire per un restauro, un ampliamento o per un’opera da affiancare ha reso necessario, nel 1986, un importante dibattito sull’esigenza di dotare di nuovo il Duomo di strumenti significativi.
Nel 1989 viene conseguita la prima tappa significativa, con l’installazione dell’organo “corale”, costruito dalla ditta Dell’Orto&Lanzini di Arona, pensato soprattutto per accompagnare la Cappella Musicale del Duomo durante le celebrazioni liturgiche e locato nel coro. Per anni la Commissione preposta ha discusso quale fosse la soluzione migliore per “riempire” le casse antiche del Duomo (una rinascimentale ed una fatta similmente alla prima, ma nel Barocco). Proprio perché in coppia, esse attestano l’antica presenza di due strumenti; anche i documenti testimoniano, almeno dal 1630 e fino a tutto l’Ottocento, l’esistenza e la pratica di due organi in Duomo. Da più parti era stato sconsigliato un restauro dello strumento in uso dal 1938. Era figlio di una concezione ormai superata dell’organaria, che pensava di poter costruire grandi e versatili strumenti per eseguirvi tutti i tipi di musica.
La Commissione ha deciso di riproporre due strumenti, costruiti “all’antica”: tutti i meccanismi di funzionamento sono di tipo meccanico, senza cioè il ricorso ad alcunché di elettrico o di elettronico, a parte le luci ed i motori per la produzione dell’aria. In passato, gli strumenti presenti in Duomo erano ovviamente in stile italiano, adatti all’esecuzione di un repertorio “nostrano”.
Ma oggi si esegue anche la produzione delle scuole organistiche di altri Paesi. Al riguardo, i moderni criteri di interpretazione filologica indicano di eseguire i vari repertori su strumenti almeno analoghi a quelli che li hanno generati. In omaggio alla tradizione antica italiana - e monzese - si è costruito l’Organo Meridionale: in perfetto stile rinascimentale, come presumibilmente esisteva già in Duomo dalla fine del 1400. La Ditta Zanin di Codroipo, Udine, specializzata nella costruzione di questo genere di strumenti, è stata scelta per tale realizzazione. Diverse sue produzioni sono collocate anche in importanti Basiliche d’Oltralpe.
Non potendo pensare di escludere la grande e fondamentale letteratura nordico-tedesca, alla Ditta svizzera Metzler, di Dietikon, si è chiesto uno strumento in stile barocco, che potesse suonare il repertorio del Nord Europa. I Metzler ne sono per antica tradizione abili costruttori. In tutto il mondo la Ditta ha prodotto strumenti del genere, ma non ne aveva rappresentanze significative in Italia. Monza può vantarsi d’essere la prima– e per ora unica – città italiana a possedere un’opera di tale fattura. La presenza di un piccolo strumento derivato da quello Meridionale, costruito anch’esso dalla Ditta Zanin, servirà per recuperare la tradizione - anche monzese - dei due organi contrapposti. Maestri di Cappella del passato hanno appositamente scritto per il Duomo esempi di questo repertorio.
Qual è, dunque, questo nuovo tesoro del Duomo? Due nuovi strumenti, storicamente fedeli, che permetteranno di eseguire moltissimo del repertorio organistico universale. Il grande organo Metzler, con le sue due tastiere, 29 registri ed oltre 2000 canne, sarà alternato con lo Zanin: una prima tastiera con 16 registri e quasi 900 canne, una seconda tastiera, separata dalla prima, perché destinata solo a suonare “in dialogo” con l’Organo Settentrionale, con 6 registri e quasi 300 canne.